Israel Now (Reinventing the Future)
Al MACRO la mostra d’arte contemporanea su Israele con uno sguardo ambizioso al futuro
di Francesca Britti
“Micol è stata una pazza a volere questa mostra considerando i tempi che stiamo vivendo“. La Micol di cui parla, alla conferenza stampa, l’addetto culturale dell’Ambasciata d’Israele presso la Repubblica Italiana Ofra Farhi, è Micol di Veroli, curatrice della mostra Israel Now – Reinventing the Future, inaugurata lo scorso 31 gennaio al MACRO Testaccio alla presenza del direttore del Museo, Bartolomeo Pietromarchi.
Prodotta da Glocal Project Consulting, la mostra è sostenuta dall’Ambasciata d’Israele in Italia e dalla Fondazione Italia Israele per la Cultura e le Arti che, nelle parole del presidente Piergaetano Marchetti, ha espresso la sua soddisfazione per la nascita di un progetto così interessante e difficile: “il nostro sostegno ha lo scopo di favorire sinergie, nel campo della cultura, fra i due paesi“. Una Fondazione giovane (nata lo scorso ottobre, ndr) che intende sviluppare l’intreccio tra i due paesi portando la nostra arte e cultura in Israele.
Il progetto raccoglie 24 artisti israeliani di diverse generazioni e con formazione e linguaggio diversi che hanno reinterpretato il futuro partendo dalle loro radici e da quella profonda spiritualità che contraddistingue la cultura israeliana.
Un percorso espositivo suddiviso per sottoinsiemi come il tempo in rapporto alla caducità umana: le fortezze militari abbandonate che rappresentano, secondo l’autore Shai Kremer, il paesaggio come un luogo dove il tempo si è fermato e si mostra nella sua muta presenza. Il ritmo del sangue umano, iniettato in una medusa creando una nuova materia, che si presenta simile a quello del tempo è oggetto della video installazione dell’artista Uri Nir. La geniale opera di Tamar Harpaz che, manipolando l’immagine in movimento di The Horse in Motion di Muybridge con la proiezione di una fissa di un treno, dà vita a due linee temporali che si toccano senza mai congiungersi. Le nuove identità geografiche tracciate da Yehudit Sasportas in un lento piano sequenza sulla sedimentazione del tempo.
Altri artisti, come Yael Bartana e Lea Golda Holterman, hanno affrontato attraverso le loro opere la spiritualità del popolo israeliano. La prima con una trilogia video che evidenzia la complessità dell’integrazione culturale in un mondo instabile a livello politico e culturale. La seconda che provoca contrapponendo uomini ebrei ortodossi a personaggi della mitologia greca, della Bibbia e della storia dell’arte. Ne risultano immagini delicatamente sensuali e lontane dalla stereotipata rappresentazione della fede.
La ricerca sulla trasformazione del medium creativo e sul futuro alternativo di Keren Cytter, la raffigurazione di vecchi oggetti videoludici che fanno da ponte fra passato e futuro di Meital Ktaz-Minerbo. L’artistico riutilizzo dell’asettico elemento industriale che incastrato in composizioni diverse si trasforma in una forma viva e pulsante di Shay Frisch.
Il dolore, l’amore, la passione. Le emozioni dei sentimenti, rappresentati dalla forza di un bacio, sono, invece, il traino delle foto di Elinor Carucci.
Una mostra che cade qualche giorno dopo il giorno della memoria e dimostra il coraggio della curatrice, del MACRO e delle istituzioni che hanno sostenuto il progetto.
Israel Now – Reinventing the future è accompagnato da un catalogo bilingue (italiano-inglese) edito da Drago.